Scrivere: la mia passione
Scrivo. Scrivo. Scrivo.
È una passione folle che avevo fin da piccola. Quando la mamma lo ha notato, ha subito deciso di farmi sfruttare questo talento al meglio, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto avere un quaderno e una penna da scrittrice tutti per me, in modo da poter scrivere tutte le storie che volevo quando e come mi pareva.
E da lì ho preso il via. Il quaderno, che poi la mamma mi ha comprato, è diventato “Il libro delle storie”; lì ho iniziato a scrivere le mie prime favolette, come “La fata dalla luce blu e le tre sorelle” o “Pilù la formichina”, che ancora oggi mi diverto a rileggere, sorridendo alle doppie mancate o alle “h” dimenticate.
Così la mia scrittura si è evoluta fino ad oggi, in particolare anche grazie alle insegnanti di italiano, soprattutto la professoressa attuale, che stimo molto, che mi hanno aiutato, e tuttora lo fanno, a curare quel seme che sta germogliando. Ci sono però importanti regole che bisogna seguire se si vuole mantenere una scrittura pulita e costante: la volontà è un fattore indispensabile per la scrittura. Se non c’è, non si conclude niente.
Si inizia, ma non si finisce.
Possiamo fare quello che vogliamo: leggere, prendere appunti, preparare la trama, ma se non c’è l’impegno e la volontà non si arriva a nessun risultato. Spesso si inizia a scrivere e ad un certo punto ci si interrompe, abbandonando il povero testo scritto in un angolo buio e dimenticato, lasciandolo a prendere la polvere. E così il seme viene soffocato da tutti i vari interessi, sportivi o scolastici che siano, e non germoglia più. Per evitare questi imprevisti, bisogna avere una chiara idea su cosa ci piace più scrivere, ma anche sulla modalità di scrittura preferita.
Io devo dire che ho abbastanza lavorato su questo e il genere e la trama ce li ho molto chiari.
Una volta impostati questi punti fondamentali, mi dedico alla ricerca di elementi che mi servono per la struttura interna del racconto, prendendo continuamente appunti e sfruttando i vari incontri con scrittori e scrittrici che facciamo a scuola. La cosa più difficile per me è trovare i nomi per le persone, ma in particolare per oggetti e luoghi.
Per risolvere questo problema, prendo alcune parole e le aggiusto un po’, scambiando le lettere, togliendo dei pezzi o riscrivendole semplicemente al contrario (come “Terazan”, che è Nazareth al contrario, senza l’h). Poi il resto viene da sé: accendo la musica, mi metto a sedere e faccio in modo di rendere l’atmosfera più tranquilla possibile.
Accendo una luce tenue e inizio a scrivere.
Scrivo a lapis (anche se questo potrebbe comportare dei rischi) e non al computer, perché il movimento che si traccia con la mano rilassa e fornisce più idee al cervello. Così le idee vengono direttamente quando si scrive. A volte può succedere però che lo scrittore abbia un blocco, e che quindi non gli vengano più molte idee in mente. Questo può essere dovuto a qualcosa che distrae, non solo esternamente, come le grida delle sorelle, di altri ragazzi che giocano o il rumore del trapano del vicino, ma anche internamente, come emozioni o eccessivo stress.
Per superare questi momenti di solito non scrivo, ma leggo e di conseguenza, quando “esco” dal libro, sono rilassata e ho la mente più chiara e carica di idee.
Ci sono altre situazioni in cui si possono verificare dei blocchi: quando si smette di leggere e di prendere appunti e purtroppo quest’ultimo è il caso più frequente, che, devo ammettere, a volte è successo anche a me. Il cervello invia spesso nuove idee per scrivere, ma se si ignorano, questo smette di suggerirle, perché è come se si sentisse inutile.
In seguito a questi blocchi molte persone smettono di scrivere perché si scoraggiano, ma questo serve solo a peggiorare le cose. Bisogna ricominciare a crescere felici come prima e continuare a curare quel seme, che chissà poi quale frutto porterà.
Chiara Sbrighi 2B