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Gli albi illustrati per parlare di Shoah

Divisi in gruppi, abbiamo analizzati alcuni albi e poi li abbiamo condivisi con i nostri compagni.
Abbiamo fatto attenzione alla storia e ai dettagli dei disegni, che sono sempre molto interessanti perché ci si ritrovano molti simboli e molti significati.

 

Abbiamo letto l’albo “Il mestolo di Adele” di Sebastiano Ruiz Mignone in cui il punto di vista è quello di un mestolo che racconta la storia della sua famiglia ormai perduta. I suoi padroni erano chef ebrei, una delle loro figlie si chiama Adele, e lui si sentiva come lo scettro di un re, visto che alle feste tante persone venivano a mangiare a casa sua e tutti lo cercavano. Però scoppia la guerra e aumentano le persecuzioni contro gli ebrei. Agli ebrei venivano confiscati tutti gli oggetti dall’esercito nazista, che aveva idee razziste verso di loro, e il mestolo non rivedrà più Adele e gli altri.
I colori dei disegni sono uniformi e il fumo che esce dal mestolo viene rappresentato all’inizio con tante sfumature di colori, poi sempre più chiaro, poi diventa un filo. Si sente “svuotato” e abbandonato.
L’albo finisce con queste parole: “GUERRA è una parola che cancella. Ma non è che una parola, senza gli uomini non esiste e gli uomini se vogliono possono a loro volta cancellarla

Lorenzo G., Samuele S., Mattia L., Semmi M., Stefano S., Niccolò B. 3D

Abbiamo letto l’albo “L’albero di Anne” di Irene Cohen-Janca in cui il protagonista è un ippocastano che da cinquant’anni che vive in un giardino di Amsterdam ed ha una malattia che lo porterà alla morte. L’ippocastano assiste impotente alla persecuzione degli ebrei, alle bombe che sente cadere in lontananza. Anne Frank dalla sua casa nascondiglio può vederlo e lui può vedere lei. Una sera vede uscire dalla casa un’auto dei poliziotti: sono venuti a portar via Anne e lui non può fare niente per impedirlo. La ragazza non tornerà più, ma il diario verrà salvato. Alla fine del libro l’ippocastano muore, proprio come Anne, ma un suo ramo viene piantato a terra a ricordare la sua vita, proprio come il diario ricorda la vita di Anne.
Nei disegni importanti sono le foglie rosse dell’ippocastano e i riferimenti alla stella gialla degli ebrei.
Abbiamo anche letto tutti i divieti che avevano gli ebrei ad Amsterdam, dove erano arrivate le leggi di Norimberga: vietato avere una bicicletta, prendere l’autobus, fare la spesa prima delle 3 e dopo le 5, andare in piscina, giocare a tennis, fare canottaggio, andare al cinema/teatro, riposarsi in giardino dopo le 8 di sera, frequentare scuole non ebree, andare da parrucchieri non ebrei, uscire senza la stella gialla cucita nel vestito. Per loro era vietato esistere.

Samuele F., Andrea P., Matteo F., Tommaso F., Niccolò L., Samuele P. 3D

Abbiamo letto “La portinaia Apollonia” in cui il protagonista è Daniel, un bambino ebreo. Sua madre lavorava di nascosto dalle suore e il padre era scappato a causa della guerra. La portinaia di nome Apollonia appare a Daniel come una donna molto strana, aveva paura di lei e credeva che fosse una strega. All’arrivo dei tedeschi, la madre si accorda con Apollonia per mettere in salvo Daniel e lui riuscirà a sopravvivere proprio grazie a lei.
Abbiamo notato nei disegni tanti particolari: i chiodi che si ripetono in ogni pagina, simboli della sofferenza, la campanellina che rappresenta il suo timore verso la “strega”, anche il gatto rimanda alla “strega”. Il rosso è un colore che risalta ed è molto importante perché associato alla paura. La pagina in cui non c’è il rosso ma lo sfondo verde indicano momenti di calma e tranquillità.
Le parole finali dell’albo sono queste: “Le fiabe non raccontano sempre la verità. Forse anche una strega certe volte può salvare un bambino”.

Daria A., Carlo M., Greta T., Sara S., Viola R., Elena M. 3D